Popolari Venete. Cisl: il decreto governativo impedisce il disastro

La richiesta, presentata di comune accordo, quasi una invocazione corale, è quella che la politica veneta, partiti, parlamentari ma anche Giunta e Consiglio Regionale, si impegnino, nel rispetto dei diversi ruoli e delle diverse posizioni, a far approvare il decreto legge per il salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Nel coro, che si è presentato ai media stamattina in conferenza stampa, Onofrio Rota (Cisl Veneto), Giulio Romani (First Cisl) e Valter Rigobon (Adiconsum) in rappresentanza degli interessi in campo: quella collettivi della comunità, quelli dei lavoratori dipendenti delle due Popolari e quella dei risparmiatori- consumatori. «Il decreto va approvato, non vi sono alternative valide ne soluzioni migliori - ha dichiarato Rigobon – e ora gli azionisti che possono dimostrare di essere stati imbrogliati hanno una sola via da percorrere, ed è quella che noi proporremo a chi ci chiederà di essere tutelato, è quella di insinuarsi nel fallimento come persone danneggiati».
Romani ha evidenziato i due fronti caldi sotto il profilo occupazionale. Il primo riguarda le 3.600 uscite volontarie che il Gruppo Banca Intesa San Paolo si propone di ottenere a livello nazionale, l’altro, più complesso, è la salvaguardia degli oltre 1.000 dipendenti che non sono stati assorbiti e di cui, al momento, non sono ben chiare le sorti. «Speriamo che dalla liquidazione delle due Popolari emergano altri acquirenti per le attività rimaste fuori dall’acquisto o che vengano trovate soluzioni alternative». «Anche come #Arsenale2022 avevamo sollecitato il Governo perché intervenisse sulla questione delle Popolari Venete – ha concluso Onofrio Rota – questo decreto è una risposta concreta al ai clienti, privati cittadini e imprese, quasi un milione i clienti nel solo Veneto, coinvolti nel crack. Noi guardiamo anche alle 120 mila le imprese locali che danno lavoro a più di un milione di addetti. Senza l’operazione Banca Intesa andremo incontro ad un disastro con effetti paragonabili a quelli del peggior anno della crisi appena passata».