Politiche 2013. Il Veneto cambia? Abbastanza…

Venerdì, 01 marzo 2013

Il vento del cambiamento passa anche per le urne elettorali dei 538 Comuni del Veneto anche se, tutto sommato, con moderazione rispetto ad altre regioni dove le scelte sono state molto più radicali. E’ il quadro che emerge dall’analisi svolta dall’Istituto Carlo Cattaneo di Bologna sui risultati elettorali della Camera dei Deputati che considera sia le dimensioni nazionali che quelle geografiche locali.

Rispetto alle Politiche del 2008 il Pd ha perso poco meno di 3 milioni e mezzo di voti (il 28%), il PdL se ne è trovati quasi il 50% in meno (6,3 milioni). Peggio ancora le perdite della Lega Nord: 1,6 milioni di voti (- 54%). Malissimo le liste riconducibili all’area politica della Destra: dal milioni di voti del 2008 sono passate a poco più di 400 mila.

La foto, impietosa per i “vecchi partiti”, precisa anche il “bottino” elettorale dei vincitori, i “nuovi” partiti: in primo luogo naturalmente i Movimento 5 Stelle che ha ottenuto 8,7 milioni di consensi partendo dal nulla (non era presente alle elezioni 2008). A seguire il raggruppamento di Mario Monti che, con quasi 2 milioni di voti, ha migliorato il pacchetto elettorale della UDC. Modesta infine il risultato positivo per l’area della cd Sinistra radicale che recupera 400.000 voti in più rispetto al 2008 (ma assorbendo anche i voti dell’Italia del Valori e conteggiando anche quelli SEL legati all’alleanza con il Pd).

L’analisi del Cattaneo pone anche in evidenza i diversi comportamenti dell’elettorato per area geografica. Il Pd perde molti più voti al Sud (l’apice in Puglia con -44,8%) specie nelle regioni della dorsale adriatica (con l’eccezione del Molise). Minori le perdite al nord, Veneto compreso (-22,7% - media nazionale – 28,4%). Il dramma per il PdL si è consumato in tutte le regioni ad esclusione del Veneto, l’unica dove le perdite di voti sono inferiori al 40% attestandosi sul – 34,5%.

Il tracollo della Lega Nord parte dalle regioni “rosse” a cominciare dalle Marche dove solo si confermano solo 3 voti su 10 mentre la perdita minima è in Friuli (- 51%). Il Veneto si posizione a metà strada: - 63%. La Sinistra radicale migliora al Sud (effetto Vendola?) ma racimola ben poco al Nord ed in particolare nel Nordest (sempre non considerando il trapasso dei voti ex IdV).

Interessanti, sotto il profilo geografico, i risultati dei vincitori. Monti incassa quasi la metà dei voti in più (820 mila) rispetto alle liste di Centro del 2008, nelle tre regioni del Nord- Ovest mentre altri 245 mila voti aggiuntivi li ritrova nelle urne venete.

Chi ha i risultati più omogenei lungo tutta la penisola è il M5S che, in pochi mesi, ha avuto la capacità di insediarsi in tutto il Sud (2,4 milioni di voti) e di guadagnare 1,6 milioni di voti nella “zona rossa” che hanno completato il pacchetto voti costruito al Nord (oltre un milioni di voti nella sola Lombardia). Anche gli elettori veneti hanno contribuito al successo elettorale di Grillo con 776mila preferenze.

Gli analisti del Cattaneo hanno poi presentato anche un primo studio sui flussi elettorali concentrando l’attenzione sui voti ottenuti dal M5S in 9 città d’Italia tra cui Padova. Nella città del Santo il maggior donatore di voti è stato il partito della Lega Nord (46 ogni 100), seguito dal Pd (16 su 100).