Fns Cisl. Polizia penitenziaria in stato di agitazione

«Se si vuole far funzionare la giustizia, se si vogliono rendere le carceri luoghi di detenzione e recupero rispettosi della dignità delle persone, occorre investire, non tagliare. Bisogna ripianare gli organici e attuare serie politiche di formazione ed aggiornamento». Con queste parole aveva commentato la situazione all’interno dei penitenziari Stefano Pegoraro il Segretario generale Fns Cisl Veneto durante il III Congresso regionale della Federazione dello scorso 11 aprile. Molte problematiche erano state evidenziate, dal sottodimensionamento per personale, all’inadeguatezza dei mezzi e dell’armamento, fino alla violazione di alcuni diritti dei lavoratori quali il riposo settimanale o il congedo. Lo stesso giorno, l’ennesimo caso di suicidio di un agente penitenziario, questa volta del carcere di Palermo; la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha spinto il sindacato, a fronte anche alla continua mancanza di risposte del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) a chiedere un incontro con il Ministro della Giustizia, l’Onorevole Andrea Orlando perché formalmente prenda in mano la questione e «vengano ripristinati il rispetto delle regole e del ruolo della contrattazione. Il personale ed il sindacato che ne rappresenta le loro istanze non sono piu’ disposti ad accettare scelte sbagliate e che sono ormai da tempo fonte primaria dei problemi a volte purtroppo anche con conseguenze fatali che coinvolgono i baschi blu» si legge nel comunicato stampa diffuso in questi giorni dalla Federazione nazionale. È stato quindi proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale di Polizia Penitenziaria. Se non ci saranno risposte e un impegno formale da parte del Ministro per una riforma della pianta organica, è già stata preannunciata una manifestazione a Roma entro la fine di aprile. «La condizione delle carceri è ormai ingestibile – ha commentato Giuseppe Terracciano Fns Veneto della Polizia Penitenziaria – agli agenti deve essere garantita una migliore qualità della vita nelle ore di lavoro e un supporto per la gestione delle situazioni che si trovano ad affrontare quotidianamente nel rapporto diretto con i detenuti».